L’infertilità femminile può essere riconducibile alle seguenti cause:
Infertilità femminile
L’infertilità femminile può essere riconducibile alle seguenti cause:
Al fine di escludere queste patologie come cause di infertilità, schematicamente potremmo suddividere gli esami in due gruppi: quelli che indagano la sfera endocrina, ovvero i dosaggi ormonali, e quelli che accertano la competenza della cavità endometriale e la pervietà tubarica.
I dosaggi ormonali andranno a valutare i livelli di gonadotropine, FSH ed LH, di ESTRADIOLO e di PROGESTERONE; verrà inoltre valutata la produzione ipofisaria di PROLATTINA. Il dosaggio di questi ormoni viene eseguito generalmente il 3° giorno del ciclo mestruale, in modo da poter ottenere dei valori basali di riferimento. A questo proposito, livelli di FSH inferiori ai 12 mUI/ml, in terza giornata del ciclo, sono indice di una riserva ovarica ancora adeguatamente conservata. Per quanto riguarda l’ESTRADIOLO, il PROGESTERONE e l’LH, il dosaggio può essere ripetuto in successive fasi del ciclo (7°-14°-21° giorno del ciclo) per verificare la qualità dell’ovulazione, inclusa la fase luteale, e fare diagnosi ulteriori (es. sindrome dell’ovaio policistico).
La valutazione endocrina per la verifica dei cicli ovulatori può essere integrata da indagini strumentali, tra le quali la più semplice da eseguire e soprattutto la meno invasiva è l’ecografia ginecologica transvaginale. Oltre che il follicolo ovulatorio, con la sua successiva trasformazione in corpo luteo, l’ecografia consente di visualizzare la morfologia uterina (vengono perciò escluse le malformazioni come l’utero bicorne o l’utero setto utilizzando un ecografo munito anche di sonda tridimensionale), l’ecostruttura ovarica e la presenza di eventuali alterazioni a carico dell tube (idro-sactosalpinge), nonché di effettuare il Doppler delle arterie uterine per il calcolo degli indici di Resistenza(RI)e Pulsatilità (PI) utili per verificare le caratteristiche della vascolarizzazione uterina. Di questo screening ecografico fa parte anche la valutazione dell’endometrio nelle varie fasi del ciclo per rilevarne lo spessore e l’aspetto in comparazione con i livelli ormonali riscontrati, a conferma del necessario sincronismo tra ciclo ovarico e ciclo uterino.
Una migliore definizione di eventuali sospetti diagnostici si può ottenere in maniera poco invasiva con la isterosonografia. Questo esame, eseguibile nell’ambulatorio del ginecologo, permette di visualizzare la cavità uterina e le eventuali lesioni in essa presenti (polipi, miomi…), nonché di verificare la pervietà tubarica iniettando nell’utero una soluzione salina sterile o un mezzo di contrasto dotato di forti proprietà ecogeniche.
È comunque necessario sottolineare che la diagnosi più affidabile di pervietà tubarica viene eseguita con un esame di tipo radiologico: l’isterosalpingografia. Questo esame prevede che un mezzo di contrasto venga introdotto in utero andando a evidenziare in maniera sequenziale le caratteristiche del canale cervicale, della cavità uterina e delle tube evidenziate da radiogrammi scattati durante le fasi di riempimento e svuotamento. Questa indagine possiede un valore diagnostico ma anche terapeutico: la pressione con cui viene iniettato il liquido di contrasto può infatti vincere un’occlusione poco tenace e ristabilire la pervietà delle tube.
L’esame d’elezione per lo studio della cavità uterina e dell’endometrio è però l’isteroscopia. Effettuato in regime ambulatoriale, questo esame ci permette – attraverso l’introduzione in utero di un’ottica fine (3mm circa) collegata a una telecamera e un monitor – una diretta visualizzazione della cavità uterina e degli osti tubarici, consentendo inoltre di effettuare biopsie guidate di aree che possono risultare di dubbia interpretazione.
La visualizzazione degli osti tubarici con l’isteroscopia non dà informazioni riguardo al decorso e alla mobilità delle tube, aspetti che possono essere investigati con particolare accuratezza ricorrendo a una laparoscopia diagnostica. Questo esame endoscopico, che corrisponde di fatto a un intervento chirurgico vero e proprio, consente infatti di effettuare un’esplorazione degli organi pelvici, con la possibilità di diagnosticare ed eventualmente correggere (laparoscopia operativa) tutte quelle condizioni che alterano la fisiologia dell’apparato riproduttivo della donna rendendo l’incontro tra spermatozoo e ovulo improbabile (endometriosi, aderenze pelviche asintomatiche, occlusione delle tube).
Un attento screening infettivo del tratto genito-urinario permette di identificare attraverso un semplice tampone vaginale e successivamente trattare temibili infezioni da agenti patogeni come Micoplasmi, Chlamydia Tracomatis, Trichomonas, potenziali responsabili di infezioni pelviche con coinvolgimento delle tube e successiva formazione di aderenze tubo-ovariche.
La Sterilità genetica è associata a mutazioni di geni che regolano il funzionamento dell’apparato riproduttore e dei processi riproduttivi. Per tale motivo, un utile ausilio all’approccio dell’infertilità femminile deriva dall’esecuzione del cariotipo detto anche mappa cromosomica.
Ricordiamo infine la necessità di ricorrere ad alcuni test per il rilevamento di anticorpi antispermatozoo all’interno del muco cervicale (Immuno Bead Binding test e MAR test: vedi Infertilità maschile) ed esami del sangue per individuare l’eventuale produzione da parte della donna di auto-anticorpi.