In natura la motilità dello spermatozoo è un evento indispensabile alla fecondazione dell’ovocita nelle fasi di avvicinamento, legame e penetrazione; queste fasi non possono essere espletate correttamente quando il movimento dello spermatozoo risulta mancante o molto debole. La Icsi consente di aggirare tali problematiche con l’inserimento meccanico del singolo spermatozoo all’interno del citoplasma dell’ovocita.
Sottoporsi a un ciclo di trattamento implica il completamento di un approfondimento diagnostico preliminare effettuato in base alla storia clinica della coppia in modo da poter rendere il tentativo assolutamente personalizzato. Il medico stabilisce per la coppia una strategia terapeutica mirata all’ottenimento di gameti di buona qualità e di numero adeguato da parte di entrambi i partner.
A tale scopo, nella maggior parte dei casi la donna si sottopone a una stimolazione ovarica per avere a disposizione per il tentativo non più l’unico ovulo prodotto mensilmente ma più ovuli. Quando risulta confermato (attraverso monitoraggi ecografici e dosaggi ormonali) che il processo ovulatorio è giunto a compimento si procede al recupero degli ovociti accompagnato il medesimo giorno dalla produzione di un campione di liquido seminale da parte dell’uomo.
Gli ovociti recuperati vengono liberati dal cumulus (aggregato cellulare esterno) che li circonda per verificare il loro grado di maturità. Solo quelli maturi sono utilizzati per la fertilizzazione, che avviene grazie all’inserimento di un singolo spermatozoo all’interno dell’ovocita. Gli embrioni ottenuti sono tenuti in coltura fino al momento del loro trasferimento in utero, che solitamente viene effettuato dopo circa 2-3 giorni (in alcuni casi particolari anche 5).
A partire dal 1990, con la pubblicazione sulla prestigiosa rivista “Lancet” dei primi dati sulle tecniche di microiniezione, il Centro Raprui è riuscito ad ottenere gravidanze considerate “impossibili”, ottenendo per ogni tentativo ICSI circa il 30 per cento di gravidanze *.